La redazione del business plan rappresenta l’attività di advisory per eccellenza a supporto degli imprenditori nell’ambito della finanza aziendale.
Il business plan costituisce il primo passo verso l’implementazione dell’idea imprenditoriale, consente di pianificare e programmare le attività operative aziendali, ma allo stesso tempo si pone l’obiettivo di far emergere criticità strutturali.
In una visione generale il business plan è visto come lo strumento a utilizzo e beneficio delle startup e come un documento burocratico per operazioni straordinarie. In effetti, viene spesso considerato quando le imprese sono alla ricerca di nuovi capitali tramite il finanziamento bancario o l’apertura dell’equity. E’ spesso redatto per l’accesso a bandi pubblici, quali i famosi bandi europei per le startup innovative.
Tuttavia, il solo l’utilizzo esterno dello strumento perde buona parte della sua efficacia: in questi casi, infatti il business plan sovente diventa solamente un esercizio numerico, spesso con molti errori, e di poco valore per gli scopi interni.
Con l’esperienza di anni e l’analisi di numerosi business plan, ho classificato i seguenti punti come errori tipici di chi ha un approccio puramente “burocratico” alla materia della pianificazione strategica:
Quindi, affinché il business plan sia corretto è fondamentale assicurare la coerenza del piano con gli agenti e risorse interne ed esterne. Tra gli obiettivi interni è necessario che il piano sia coerente con le risorse (capitali e umane) disponibili in azienda e/o resi disponibili nel piano strategico. Allo stesso tempo, il business plan dovrà essere coerente con le condizioni microeconomiche e macroeconomiche dell’environment in cui opera l’azienda.
Per sintetizzare: un business plan efficace deve basarsi su ipotesi ragionevoli, facilmente riscontrabili, con informazioni attendibili e nel rispetto delle condizioni di coerenza interna ed esterna. In assenza di questi criteri il business plan non è altro che un esercizio numerico.
Un esempio calzante per un ambiente come quello delle PMI italiane è la mancata conoscenza da parte dell’imprenditore delle risorse finanziarie del piano, dei concorrenti e del timing del piano d’investimento. Tradotto in parole semplici, l’assenza di una gestione delle risorse finanziarie o una pianificazione sommaria delle stesse è sinonimo di vacuità delle ipotesi e dei ragionamenti alla base dei risultati prospettici pianificati.
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